martedì, giugno 06, 2006

L'ipocrisia e la guerra

Riporto la lettera che ho scritto a Massimo D'Alema, Vice Presidente del Consiglio e Ministro degli Esteri:
Signor Massimo D'Alema, rimango stupito dalle sue affermazioni a seguito della tragica morte di un militare italiano a Nassiriya e del ferimento di altri quattro. Io mi chiedo, come fa anche Lei, uomo di sinistra, a definire l'impegno militare italiano in Iraq come "missione di pace"? Ho votato alle ultime elezione per Lei, per la sua parte politica, con la convinzione e la speranza che avreste nel più breve tempo possibile ritirato i nostri soldati da una sporca (uso un eufemismo) guerra.
Una guerra sbagliata, illegale, contro il diritto internazionale e l'ONU, ingiustificabile e basata sui falsi pretesti come la ricerca delle armi di distruzione di massa. Si è dimostrato nei fatti, invece, uno stillicidio di decine di morti che quotidianamente continua a mietere civili, militari, insorti, guerriglieri, terroristi di ogni parte. I fatti sono gli abusi sui progionieri ad Abu Ghraib, gli eccidi dei soldati americani contro gente inerme sempre in nome dei " (presunti) terroristi", il genocidio del popolo iracheno che continua da quattro anni e che mostra la vergogna del "progredito" Occidente. E' la nostra una missione di pace, a scopo umanitario? Mentre c'è una guerra, sinonimo di "distruzione", si possono intraprendere tranquillamente opere di ricostruzione materiale e sociale come ospedali, scuole, ponti, strade, o è prioritario il compito di scortare militari di altri stati, arrestare presunti criminali o salvare la pelle? La guerra è il peggior male e le ferite, l'odio fra popolo e popolo sono difficili da rimarginare e richiedono molto tempo. Con l'istituzione dell'ONU nel 1945, la guerra viene bandita come strumento per risolvere le controversie internazionali (art.2 par.4), eccetto quella intrapresa per legittima difesa (art. 51) e decisa dal Consiglio di Sicurezza sotto il capitolo VII. Noi tutti dobbiamo scrupolosamente vagliare tutte le (false) giustificazioni che fanno rientrare in queste due "eccezioni" i motivi per nuovi conflitti e il loro consenso. L'eccezione (la guerra) e la norma (la pace) non devono invertirsi come la propaganda di una guerra universale al terrorismo tenta di fare. Rimango fortemente deluso dalle sue parole Signor D'Alema, ma può darmi le risposte a questi interrogativi? Distinti saluti.