lunedì, ottobre 11, 2010

Per qualche mese di pausa in più... (dopo decenni di occupazione)

E' apparso sul Financial Times un articolo sulla capacità dell'Amministrazione americana di usare la leva finanziaria per incentivare a rimuovere "volontariamente" i coloni dai territori occupati che riallaccia le fila del mio intervento del 25 agosto 2008 ("Il carattere umanitario nel finanziamento agli insediamenti") e di un'indagine più recente del New York Times ("Tax-Exempt Fund Iad Settlements in West Bank"). Scritto dalla consigliera legale del presidente palestinese Mahmoud Abbas, Diana Buttu, in un contesto come quello attuale dove si dibatte di un'ulteriore moratoria sulla costruzione degli insediamenti israeliani, evidenzia di nuovo lo stretto intreccio fra diversi gruppi e associazioni americani con lo sviluppo delle colonie. E' veramente ridicolo parlare di "pausa" nell'attività di costruzione per 1, 2, 5 o 12 mesi dopo tanti anni di occupazione militare, e un incessante stravolgimento fisico e demografico: o dobbiamo iniziare seriamente a parlare di smantellamento, altrimenti si deve prendere coscienza della situazione sul terreno e aspettarsi una federazione. L'alternativa è una discriminazione permanente.