martedì, luglio 29, 2014

L'equilibrio che non c'é

La ministra degli esteri Mogherini ha esortato giustamente l'opinione pubblica italiana di non cadere nella "partigianeria" a favore di una delle parti coinvolte nel conflitto, ma proprio raccomandando questo vi è il rischio di cadere nell'altra faccia delle medaglia: equiparare e cercare un equilibrio che generalizzi tutto conducendo a una pericolosa decontestualizzazione. Di estrema importanza è rimanere aderenti ai fatti: il buon senso e l'onesta intellettuale non lasciano dubbi e persino uno spettatore che ignori le ragioni storiche e giuridiche non possa vedere l'enorme sproporzione di morti civili, soprattutto bambini, e distruzioni tanto da non poter essere definito "conflitto" l'attuale crisi mediorientale. Finché la politica internazionale non avrà né la volontà né la capacità di vedere una pesante e diversa responsabilità di Israele nei confronti dei palestinesi e agire di conseguenza rimarremo sempre spettatori inermi di queste tragedie.
Riscrivo le parole dello storico israeliano Zeev Sternhell:
"Not intervening for a weak child who needs help against a strong child is intervening for the strong child"

(Haaretz "Prof. Sternhell: Supporters of occupation are not Zionist", 29-09-2008)     

martedì, luglio 22, 2014

Operazioni mirate... sui civili

Un altro bagno di sangue, a cadenza sempre più ravvicinata, l'ennesimo: civili  ma sopratutto bambini, ambulanze, ospedali, scuole e ogni cosa diventa obiettivo militare per l'esercito israeliano in spregio dei basilari principi di diritto umanitario, giustificato dal mito della sicurezza di Israele (solo). I primi giorni e le prime vittime sono passati nell'oblio consapevole e generale dei paesi occidentali ma poi l'avallo ufficiale è uscito per bocca del presidente americano e persino dal segretario delle Nazioni Unite: "Israele ha il diritto difendersi", decontestualizzando l'infinita crisi mediorientale che si protrae da così tanto tempo. Nelle prossime settimane, nei prossimi mesi e anni  questi morti verranno dimenticati e ancor di più i feriti.
La memoria dell'uomo è corta.  
Nel suo diario Sharett scriveva negli anni 1955 e 1961 queste parole attualissime:
«Negli anni Trenta abbiamo trattenuto le emozioni di vendetta e abbiamo educato il pubblico a considerare la vendetta come un impulso assolutamente negativo. Ora, al contrario, noi giustifichiamo il sistema di rappresaglia al di fuori di considerazioni pragmatiche... abbiamo eliminato i freni mentali e morali su questo istinto e reso possibile... per sostenere la vendetta come valore morale». «Il fenomeno che ha prevalso tra noi per anni e anni è quella di insensibilità agli atti sbagliati... alla corruzione morale... Per noi, un atto sbagliato in sé non è nulla di grave, ci svegliamo solo se implica la minaccia di una crisi o di una conseguenza grave, la perdita di una posizione, le perdita di potere o influenza. Non abbiamo un approccio morale per problemi morali, ma un approccio pragmatico per problemi morali... il sangue arabo può essere liberamente versato»
(Vivere con la spada: il terrorismo sacro di Israele, Rokach Livia)