lunedì, novembre 09, 2009

Ebrei e goym

E' sintomatico constatare come sia ancora attuale la problematica relazione tra gentili ed ebrei, soprattutto alla luce di questi ultimi (per approfondire la questione consiglio la lettura del libro "Storia ebraica e giudaismo. Il peso di tre millenni" di Israel Shahak, Centri Librario Sodalitium, 2000).
Prendo spunto da un articolo sul sito di haaretz in cui il rabbino Yitzhak Shapiro ha sostenuto che "it is permissable to kill the Righteous among Nations even if they are not responsible for the threatening situation, if we kill a Gentile who has sinned or has violated one of the seven commandments - because we care about the commandments - there is nothing wrong with the murder". Ancora più allarmante sono le parole conclusive dove "several prominent rabbis, including Rabbi Yithak Ginzburg and Rabbi Yaakov Yosef [membro della Shas della Knesset], have recommended the book to their students and followers." Penso non ci sia cosa più spregevole che far crescere persone con queste idee grette e distorte. E' proprio su questo campo che la Comunità internazionale deve svolgere un monitoraggio severo e critico contro ogni intolleranza religiosa ed etnica che può essere foriera di futuri conflitti. Altrimenti scoppieranno violenze e sembreranno come nate dal nulla, negando alla storia la sua funzione principale: quella non far ripetere gli errori.
Questa diversità fra ebrei e goym è stata causata dall'esclusivismo e dall'elezione divina del popolo ebraico, sanato in parte grazie dall'universalismo di San Paolo ("Non c’è Giudeo né Greco; non c’è schiavo né libero; non c’è maschio e femmina, poiché tutti voi siete uno in Cristo Gesù", Galati 3-28).
Persino nei Vangeli di Marco (7,24-30) e Matteo (15,21-28) possiamo vedere Gesù in un comportamento inizialmente sprezzante nei confronti di una donna cananea (e quindi pagana) che aveva implorato un suo segno affinché guarisse la figlia: in questo contesto sembrerebbe sottolineare una diversità (contingente) di ruoli fra i "figli" (i giudei della Casa d'Israele) e i "cagnolini" (pagani in procinto di aderire alla nuova dottrina), dove ai primi, popolo di Israele, è ancora rivendicato il primato d'onore ed esclusivo e per questo i primi destinatari del "Pane del Vangelo", mentre agli altri non rimangono semmai che delle "briciole" ("Lascia prima che si sfamino i figli; non è bene prendere il pane dei figli e gettarlo ai cagnolini" in Marco; "Non sono stato inviato che alle pecore perdute della casa di Israele ... Non è bene prendere il pane dei figli per gettarlo ai cagnolini" in Matteo).