domenica, dicembre 25, 2016

Lo sgambetto di Obama a Israele

Il bilancio di Obama alla Casa bianca per risolvere la questione arabo-israeliana non si può dire siato stato entusiasmante. Otto anni in cui segni tangibili si sono rivelati solo in un cessante e continuo aumento della colonizzazione ai danni della popolazione palestinese di cui ha giovato, come sempre, dell'arma spuntata della critica internazionale; ma l'approvazione il 23 dicembre dela risoluzione 2334 al Consiglio di Sicurezza con la decisiva astensione da parte degli Stati Unti marca un importante punto fermo, un'eredità che influirà certamente negli anni a venire.
Parole come «the inadmissibility of the acquisition of territory by force», «the occupying Power», «condemning all measures aimed at altering the demographic composition, character and status of the Palestinian Territory occupied since 1967, including East Jerusalem, including, inter alia, the construction and expansion of settlements, transfer of Israeli settlers, confiscation of land, demolition of homes and displacement of Palestinian civilians, in violation of international humanitarian law and relevant resolutions», «the status quo is not sustainable», «the establishment by Israel of settlements in the Palestinian territory occupied since 1967, including East Jerusalem, has no legal validity and constitutes a flagrant violation under international law and a major obstacle to the achievement of the two-State solution and a just, lasting and comprehensive peace», «it will not recognize any changes to the 4 June 1967 lines, including with regard to Jerusalem, other than those agreed by the parties through negotiations», si inseriscono a pieno diritto negli eventuali futuri negoziati.
Come di consueto la risposta del governo israeliano è stata quella di rigettare in modo sprezzante le richieste del più alto organo politico delle Nazioni Unite benché l'articolo 25 dello statuto reciti palesemente che «i Membri delle Nazioni Unite convengono di accettare e di eseguire le decisioni del Consiglio di Sicurezza in conformità alle disposizioni del presente Statuto». Se uno Stato membro reitera la violazione di questo articolo potrebbe incorrere in una sospenzione dall'organizzazione fino addirittura all'espulsione? Ricordiamo che lo Stato ebraico fu ammesso all'ONU dall'Assemblea generale (su raccomandazione del Consiglio di Sicurezza) nel maggio del 1949 proprio perché considerato un "peace-loving state", ossia uno Stato amante della pace, deciso ad accettare e soprattutto capace e disposto ad adempiere gli obblighi della Carta.
La continua aggressione territoriale con annesso l'esclusivismo ebraico (strade, società militarizzata, ...), la noncuranza della richieste della Comunità internazionale, stridono fortemente con la volontà di essere partecipe di quest'ultima.

lunedì, settembre 26, 2016

«Uccidere un uomo non è difendere una dottrina, è uccidere un uomo»

Ogni volta che un uomo viene ucciso per le proprie idee mi ritornano in mente queste concise ma efficaci parole di Sebastiano Castiglione scritte nel 1554: semplicemente si tratta solo di uccidere una persona.

mercoledì, luglio 06, 2016

La mostruosità del battesimo ai neonati

Quando sono invitato a un battesimo sono sempre più insofferente alle parole pronunuciate dal prete durante la liturgia perché se stiamo attenti e riflettiamo qui si gioca tutta l'essenza del cattolicesimo: la preghiera di esorcismo e quell'insistenza pedante sulle "gocce di veleno" sono fuori dal mio mondo e dalla concezione che ho dell'uomo. Si dirà della volontà consapevole dei genitori e io rispondo che la tradizione ha un potere di persuasione molto grande! Con questo sacramento il bambino entra nell'ottica cattolica di un dualismo metafisico del bene e del male che respingo totalmente, quest'ultimo non può e non deve avere spazio perché «il male non è affatto una potenza metafisica ma soltanto un increscioso smarrimento, un divampare di umane debolezze: il male diviene ciò ch'è basso, volgare, nocivo, egoistico; non è Dio a tentare l'uomo per mezzo del diavolo, ma è l'uomo che tenta se stesso» (Storia dell'illuminismo, Fritz Valjavec). Io ho un immagine positiva, addirittura ottimistica della persona che soltanto e grazie al potere dell'educazione può progredire moralmente lasciando i pregiudizi, le superstizioni e, per quanto possibile, le passionei egoistiche perchè, secondo la visione illuministica «l'uomo è buono; certo sulla via dell'umana felicità si ritrovano gli abusi e i pregiudizi, rovine di una età passata, oscura... L'illuminista non vede nelle cose un eterno conflitto [come invece è la visione dualistica tipica del cristianesimo], gli manca in genere il sentimento del tragico, dell'estistenza di opposizioni irriconciliabili, delle paurose profondità della vita» (op. cit.).
Se venisse abbandonato il dogma del peccato originale sia come principio fondante del cristianesimo sia come concetto di vita cosa resterebbe della dottrina della redenzione operata da Cristo? Che valore avrebbero i sacramenti? E il clero??  Come dissentire d'Holbach quando afferma che «il Diavolo è utile ai ministri della religione almeno quanto Dio»?
 



     

mercoledì, giugno 08, 2016

Parola libera

«Without the contest ideas, the world is timid and ignorant. ... Taboos are the enemies of understanding» (The Economist 4 giugno 2016, Under attack)