lunedì, ottobre 22, 2018

L'etica della resposabilità

Grazie a Lutero abbiamo «la fine della precettistica, a favore di un'etica della responsabilità» perché «le opere sono buone perché nascono dalla relazione che Dio ha stabilito con l'uomo... Esse sono il frutto, e non la condizione del perdono. Poichè la sostanza del sacramento sta nel perdono gratuito che Dio promette e al quale bisogna solo affidarsi, il ruolo del sacerdote si riduce a quello di semplice messaggero. Ben lontano dall'inquisire e tormentare alla ricerca di peccati dimenticati, egli è soltanto un fratello che annunzia l'evangelo della grazia». Di conseguenza, siamo di fronte a un punto nevralgico del pensiero luterano nello «spostamento dall'opera del clero all'oggettività e antecedenza della grazie... dopo questo spostamento, come si sarebbe potuta giustificare  più a lungo la conservazione di un ceto separato, col compito riservato di amministrare il patrimonio dei 'meriti', di decidere a chi, a quali condizioni potesse essere distribuito?»
Da ciò scaturiranno gravide conseguenze «non tanto ai suoi colleghi teologi e ai argomenti teorici, ma alle implicazioni istituzionali, organizzative, politiche... il ripensamento di un intero modo di organizzare la vita religiosa» (Silvana Nitti, Lutero)