martedì, gennaio 02, 2007

Lettera alla giornalista Fiamma Nirenstein

La guerra come ordinaria follia

"Signora Nirenstein, sono fermamente contrariato per il suo articolo "la guerra che verrà" nel numero odierno di Panorama in edicola.

Senza voler entrare nel dettaglio, mi sembra evidente che Lei alimenti con questo articolo il dibattito di chi sostiene che ORAMAI siamo trascinati in un clima di guerra e conflitto permanente, già di per se stesso pubblicizzato dalla "guerra al terrorismo" americana. Lei parla sempre di nemici, terroristi/smo, guerre future e imminenti date per certe come se stesse chiacchierando al bar, che sò, di risultati sportivi. Mi piacerebbe, invece, che lei parlasse più spesso di diritti umani, diritto internazionale e umanitario, giustizia, tolleranza, cooperazione. Ponesse l'accento su questi aspetti. Con questo modo fare giornalismo istiga alla consapevolezza di credere che il mondo contemporaneo, soprattutto dopo i tragici avvenimenti dell'undici settembre 2001, viva in un clima di guerra permanente e di paura. La sicurezza come giustificazione di ogni comportamento. Tuttavia, credo che dobbiamo distinguere nettamente lo stato di guerra (l’eccezione) dallo stato di pace (la regola), e non appiattire il concetto guerra a un ornamento della politica internazionale. La Carta dell'ONU, dopo il tremendo massacro europeo e non del '900, intima a ribadire questo principio. Le sembra di ordinaria amministrazione, come ha scritto, che le autorità israeliane nei prossimi dieci anni si prefiggano "il compito di vincere una guerra di lunga durata e non convenzionale"? Sadicamente, sembrerebbe che si aspetti con ardore lo scoppio di un altro conflitto... In tal caso, perché? Cui prodest ("a chi giova")?

Lei elenca, giustamente, le minacce che incombono sulla sicurezza di Israele quali, Hamas, Hezbollah, Iran e Siria, ma si è mai chiesta cosa Israele può fare seriamente per la pace sua e dei suoi vicini, senza cercare ostinatamente la via dello scontro? Sono certo che qualche esempio saprà darmelo.

Queste sono questioni di tale complessità che non devono essere affrontate in modo semplicistico e superficiale. Coerenza e obiettività sono pilastri di un buon giornalismo al servizio della collettività. Si interroghi, rifletta e mi faccia sapere."

Nazzareno Tomassini