domenica, dicembre 08, 2013

Istruzione, vero motore di libertà della persona

«E' quello che facciamo di ciò che abbiamo, non ciò che ci viene dato, che distingue una persona da un'altra» 
          (Nelson MandelaLungo cammino verso la libertà)

Ho scoperto Maria Montessori: «se si è imparato ad imparare allora si è fatti per imparare»

Per caso ho trovato questo personaggio italiano troppo poco valutato internamente ma giustamente apprezzato dagli altri paesi: Maria Montessori.
«La caratteristica peculiare dell'Università consiste nell'insegnare a studiare. La laurea è solo la prova che si sa studiare, che si sa acquisire formazione da se stessi e che ci si è trovati bene nei percorsi della ricerca scientifica... Se si è imparato ad imparare allora si è fatti per imparare. Una persona con una laurea è dunque una persona che sa meglio destreggiarsi nell'oceano della formazione. Ha ricevuto un orientamento»
(La scoperta del bambino)   
Nella mia fortunata infanzia ho avuto la possibilità di essere guidato alle elementari da un bravo maestro che, consapevolmente o meno, ha utilizzato il "Metodo Montessori", vale a dire è riuscito a costruire una cornice fondante entro la quale ciascun bambino poteva iniziare a esprimere già in così tenera età la propria personalità diventando un SOGGETTO. Non nozioni e disciplina ma una libertà che assecondi la curiosità in modo da condurre per altre strade alla disciplina, tanto agognata da educatori e genitori, perché come ha scritto la Montessori «l'adulto si è fatto egocentrico rispetto al bambino: non egoista ma egocentrico. Per cui considera tutto quanto riguarda il bambino psichico, dai riferimenti verso se stesso, riuscendo così ad una incomprensione sempre più profonda. E' questo punto di vista che gli fa considerare il bambino come un essere vuoto, che l'adulto deve riempire col suo proprio sforzo, come un essere inerte e incapace pel quale egli deve fare tutto; come un essere senza guida interiore, per cui l'adulto deve a punto a punto guidarlo dall'esterno. Infine l'adulto è come il creatore del bambino, e considera il bene e il male delle azioni del bambino, dal punto di vista dei rapporti con lui. Egli e infallibile, egli è il bene su cui il bambino deve modellarsi, tutto quanto nel bambino si allontana dai caratteri dell'adulto è una male che l'adulto si affretta a correggere. In questa attitudine che, inconsciamente cancella la personalità del bambino, l'adulto agisce convinto di essere pieno di zelo, da amore e di sacrificio». (La scoperta del bambino)

P.S. Della stessa linea di pensiero e che completa la riflessione della Montessari un estratto di Thomas Paine:
«Il sapere che una persona acquisisce con l'istruzione scolastica serve solo, come un piccolo capitale, ad avviarla a imparare, in seguito, da sola. Ogni persona colta alla fin fine è maestra di se stessa, perché i principi non hanno la stessa natura dei fatti concreti; il loro luogo di residenza mentale è l'intelletto e non sono mai tanto durevoli come quando originano dalla mente stessa» (L'Età della Ragione)  

domenica, ottobre 20, 2013

Un paese credulone, troppo.

In Italia si lascia troppo spazio e si alimenta nel contempo l'affidarsi a persone che danno risposte superstiziose a problemi e curiosità della vita. In un paese dove ancora, purtroppo, si è in presenza di un personaggio che ha a disposizione uno spazio televisivo in una rete pubblica (RAI 2) per imbonire una vasta platea di persone con l'oroscopo, dove (ancora) si ha necessità di rifugiarsi a maghi e maghette, dove scrittori cavalcano l'ingenuità delle gente prosperando su segreti e misteri della Bibbia, il futuro non appare roseo. 
Il filoso Baruch Spinoza a ragione bollava la religione come fonte di «superstizione istituzionalizzata» e per le sue idee venne bandito dalla comunità ebraica (herem) di Amsterdam  e dalla cristianità cattolica e riformata del tempo. Nella sua opera alquanto controversa per i contemporanei e non, TRATTATO TEOLOGICO-POLITICO (1670), scrisse:

«La religione non risiede tanto nel seguire fedelmente gl'insegnamenti  dello Spirito Santo, quanto nel difendere ciò che gli uomini hanno escogitato; anzi, al punto che la religione non consiste nella carità, ma nel seminare discordie e nel propagandare un odio del tutto insensato, che viene camuffato sotto il falso nome di zelo divino o di ardente devozione. A questi mali si è aggiunta la superstizione, che insegna agli uomini a disprezzare la ragione e la natura a ad ammirare e venerare ciò che ad esse è contrario. Per cui non c'è da meravigliarsi che gli uomini, per ammirare e venerare di più la Scrittura, si ingegnino a spiegarla in modo che appaia il più possibile in contrasto con esse, cioè la ragione e la natura; perciò essi sognano che nella Scrittura siano nascosti profondissimi misteri e trascurate tutte le altre cose utili, consumano le loro forze nell'indagare tali misteri, cioè delle assurdità, e tutto quanto immaginano nel loro delirio lo attribuiscono allo Spirito Santo e si sforzano di sostenerlo con la massima forza e con impeto passionale. Gli uomini, infatti, sono fatti in modo che tutto quanto concepiscono con l'intelletto puro, lo sostengono con il solo intelletto e la ragione, mentre tutto quanto suppongono sotto l'influenza delle passioni dell'animo, lo sostengono in modo altrettanto passionale» (Cap. 7)                                                                                                        «Non mi stupirò dunque mai abbastanza degli ingegni di coloro i quali vedono nella Scrittura misteri così profondi da non poter essere spiegati da nessuna lingua umana, e che, quindi, hanno introdotto nella religione tante cose di speculazione filosofica da far apparire la Chiesa un'Accademia e la religione una scienza, o piuttosto una disputa» (Cap. 13)   

E' troppo difficile seguire il comandamento generico intriso nella Bibbia «ama il tuo prossimo» e non pensare a Dio in termini antropomorfi, senza quindi ricompensa/punizione?

            

domenica, aprile 21, 2013

Il nuovo che avanza: Napolitano Gì

Non è sempre vero che nuovo sia sinonimo di meglio o migliore perché a volte può significare inesperienza ma in ogni caso genera sempre curiosità. Quello che è accaduto alle recenti presidenziali italiane appare grottesco: un nome rispettabile e stimabile come Stefano Rodotà non è stato eletto e degli irresponsabili leader politici si sono lavati le mani e hanno appoggiato l'attuale presidente dimissionario con la foglia di fico delle "larghe intese" (nel 2006 Napolitano venne eletto con 543 preferenze).
Non so se sia stato più deleterio lo sbaglio di chi lo ha persuaso a tornare su suoi passi o la sua scelta di accettare. Certo è, la durata costituzionale di sette anni per un presidente della Repubblica è eccessiva, esagerata nel caso di Napolitano che a giugno compirà la bellezza di 88 anni.
Un'occasione mancata a causa di giochetti infantili e dell'ottusità dei nostri politici di professione.