sabato, agosto 12, 2006

Dalla parte di Annan

Dopo estenuanti trattative al Consiglio di sicurezza da parte dei principali attori dell'arena internazionale, è stata adottata all'unanimità la risoluzione 1701 per porre fine immediatamente al grave conflitto in Libano e Israele e aprire verso un soluzione politica della crisi. Sui vari problemi che ha dovuto affrontare il Consiglio, quello mediorientale è certamente il più spinoso, ed è pienamente giustificabile che persino i termini, le sfumature, le ambiguità siano al centro di aspri dibattitti. In fondo, sono le parti direttamente in causa a rivedincare un'interpretazione piuttosto che un'altra più consona ai propri interessi nazionali. A questo riguardo, famosa è stata la Risoluzione 242 dove nel testo inglese sul ritiro israeliano è stato inserito volutamente da ("from") e non dai (from the) territori conquistati nelle guerra dei Sei giorni, benché nella versione francese e spagnola viene risolta ogni incertezza interpretativa.
Ma non voglio analizzare quest'ultima Risoluzione che nel complesso ritengo buona e soddisfacente, né tanto meno avventurarmi in speculazioni semantiche. Desidero porre in evidenza come l'esito positivo della riunione al Palazzzo di vetro sia arrivato troppo tardi, con una latitanza di un mese dall'inizio delle ostilità. Troppo, per un organo che ha "la responsabilità principale del mantenimento della pace e della sicurezza internazionale" (vedi il mio post precedente 'Un crimine contro il proprio futuro, un crimine contro la pace in Medio oriente'). E dopo un mese di guerra le fredde cifre parlano chiaro: più di mille morti libanesi e 3600 feriti con un milione tra profughi interni e rifugiati, più di 100 morti israeliani, un paese (il Libano) distrutto e da ricostruire. Per questo sono soddisfatto che il Segretario Generale Kofi Annan abbia voluto richiamare, nel suo discorso al Consiglio di Sicurezza, questo fondamentale punto. Ecco il passo della dichiarazione:
"I would be remiss if I did not tell you how profoundly disappointed I am that the Council did not reach this point much, much earlier. And I am convinced that my disappointment and sense of frustration are shared by hundreds of millions of people around the world. For weeks now, I and many others have been calling repeatedly for an immediate cessation of hostilities, for the sake of the civilian population on both sides who have suffered such terrible, unnecessary pain and loss. All members of this Council must be aware that its inability to act sooner has badly shaken the world's faith in its authority and integrity".

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