lunedì, settembre 07, 2009

E all'improvviso... gli insediamenti!

Bisogna dare il giusto merito alla nuova Amministrazione americana se oggi unanimamente sentiamo il grido accorato per un "semplice" congelamento della colonizzazione israeliana nei territori occupati. Di punto in bianco, gli insediamenti israeliani sono apparsi alla ribalta nei grandi giornali occidentali e nelle priorità internazionali dei loro governi. Mi chiedo, questi ultimi cosa hanno fatto di attivo negli ultimi 40 anni per risolvere lo stallo mediorientale?! Più recentemente, dagli Accordi di Oslo del 1993 che piano condiviso è stato approntato? Niente di niente. Anzi, la situazione sul campo si è gravemente deteriorata con un aumento dei coloni a più di mezzo milione (compresa Gerusalemme Est), la confisca di terre e la costruzione (illegale) del muro di sicurezza.
Ed è giocoforza che il tutto ha provocato maggiore violenza perchè non esiste quel minimo di giustiza che lascia acceso il lumicino della speranza. In quasi tutti gli anni passati l'onere nel dimostrare la volontà nel compromesso pacifico veniva scaricato sui palestinesi (occupati): la volontà di sradicare il terrorismo, la richiesta di riconscere il diritto all'esistenza di Israele come stato o, come ultimamente reclamato, come stato ebraico (Jewish State), ... .
Quindi, oltre a subire e convivere quotidianamente con un'occupazione militare da oltre 40 anni fatta di incursioni, arresti, demolizioni, confische, i palestinesi hanno dovuto affrontare queste pre-condizioni lasciando le questioni fondamentali sine die mentre dall'altra parte ci si sforzava per il controllo delle terra.
Con l'insediamento di Barak Obama c'e' stato un cambiamento sostanziale perchè il modello diplomatico che ho appena descritto è mutato e il presidente americano ha preteso in modo chiaro da Israele lo stop alla costruzione di tutti gli insediamenti, eccetto forse nella parte est di Gerusalemme dove per gli israeliani non rientra fra i territori "controversi". Una richiesta, lungi dall'essere ancora eseguita e forse neanche in futuro lo sarà (è di oggi che il ministro della difesa Barak ha autorizzato la costruzione di 455 unità abitative), che all'atto pratico sarà quasi del tutto inutile perchè a mio parere sarà impossibile una "pausa" della colonizzazione, per non parlare della rimozione. A meno che Obama volesse usare altri strumenti (ma può?) per costringere al suo volere il recalcitrante governo israeliano ma se così fosse incrinerebbe i "legami infrangibili", come recentemente li ha definiti.
Dovrebbe essere evidente l'altra vittima di questa dannosa politica: la società israeliana stessa, incapace di esercitare autorità e legalità nei territori occupati dove i coloni sono i veri padroni e, allo stesso tempo, esacerbata dalle troppe diversità e tensioni.
Senza concreti cambiamenti, predire una guerra civile all'interno di Israele non è utopia, purtroppo.

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