giovedì, giugno 11, 2020

Sofocle l'aveva vista lunga...

«Siamo incatenati a un folle». Sta tutta qui, in queste poche parole, la testimonianza chi sia il cosiddetto "sesso debole".

lunedì, maggio 25, 2020

Il segreto degli scacchi

Fantasia, intuito e improvvisazione sono gli ingredienti del genio negli scacchi 😉; ...parafrasando Max Zorin, il cattivo di 007 - Bersaglio mobile (A View to a Kill).

domenica, marzo 22, 2020

«La parola Dio per me non è nient'altro che l’espressione e il prodotto della debolezza umana»

(Lettera di Einstein a Erik Gutking del 3 gennaio 1954)

Per me è anche il risultato della pigrizia intellettuale che si ha di fronte agli insormontabili muri della tradizione. Albert Einstein nel 1954 non aggiunge nulla di nuovo con questo inciso rispetto ai più vecchi pensatori, Spinoza su tutti. 
La religione ha costruito sulla fragilità e pigrizia l'aldilà e l'immortalità, creando la presunzione del credente ma mascherandola come devozione. Spaziamo via il nostro egocentrismo religioso, viviamo nel bene la nostra vita che ha un inizio e una fine e diamo spazio alle nuove generazioni.

sabato, gennaio 04, 2020

Quando il Papa non fa il Papa




La virtù della pazienza è sfuggita di mano a Bergoglio l’ultimo dell’anno 2019.
D'altronde, gran parte del suo lavoro è proprio quello di abbracciare e stringere le mani dei devoti. Certamente si sarebbe comportato da gentiluomo se fosse tornato sui suoi passi dopo 1 minuto dalla bravata abbracciando la malcapitata donna, e non avesse rimandato al giorno dopo le scuse generiche (forse suggerite…?): «La pazienza dell’amore: l’amore ci fa pazienti. Tante volte perdiamo la pazienza; anch’io, e chiedo scusa per il cattivo esempio di ieri»    

venerdì, giugno 14, 2019

Semplicemente un capolavoro


Interno con fanciulla, Giuseppe Ricci (Genova 1853 - Torino 1901, olio su tela)

lunedì, marzo 04, 2019

Intimità femminile


Nudo di donna in un interno, Francesco Longo Mancini (Catania 1880 - Roma 1953, olio su tela)


Opera esposta al Circolo Artistico di Palermo nel 1954 e al Circolo della Stampa di Palermo (Teatro Massimo) nel 1959.

lunedì, ottobre 22, 2018

L'etica della resposabilità

Grazie a Lutero abbiamo «la fine della precettistica, a favore di un'etica della responsabilità» perché «le opere sono buone perché nascono dalla relazione che Dio ha stabilito con l'uomo... Esse sono il frutto, e non la condizione del perdono. Poichè la sostanza del sacramento sta nel perdono gratuito che Dio promette e al quale bisogna solo affidarsi, il ruolo del sacerdote si riduce a quello di semplice messaggero. Ben lontano dall'inquisire e tormentare alla ricerca di peccati dimenticati, egli è soltanto un fratello che annunzia l'evangelo della grazia». Di conseguenza, siamo di fronte a un punto nevralgico del pensiero luterano nello «spostamento dall'opera del clero all'oggettività e antecedenza della grazie... dopo questo spostamento, come si sarebbe potuta giustificare  più a lungo la conservazione di un ceto separato, col compito riservato di amministrare il patrimonio dei 'meriti', di decidere a chi, a quali condizioni potesse essere distribuito?»
Da ciò scaturiranno gravide conseguenze «non tanto ai suoi colleghi teologi e ai argomenti teorici, ma alle implicazioni istituzionali, organizzative, politiche... il ripensamento di un intero modo di organizzare la vita religiosa» (Silvana Nitti, Lutero)  

lunedì, maggio 28, 2018

La Repubblica presidenziale

Siamo passati in un giorno da una repubblica parlamentare a una presidenziale...

lunedì, febbraio 26, 2018

Le storture della penitenza cattolica

La sostanza del pensiero di Lutero:
«non c'è un prima e un dopo nei quali l'uomo possa spostarsi da una condizione di peccato a una di santità. Per tutta la vita egli rimane un peccatore rivestito da Dio della sua giustizia» (Silvana Nitti, Lutero, p. 76)

mercoledì, agosto 09, 2017

Le stravaganze della religiosità

Una processione parrocchiale con alla testa un'immagine mariana e presieduta dall'autorità pubblica di un parroco garante della società, il tutto condito di una fede come atto propiziatorio per avere la pioggia.
Questo ancora oggi accade della povera Italia dove si crede ingenuamente nell'illusione dell'eccezione, mentre la parte più consapevole della cristianità è indifferente, ahimè accondiscendente e attaccata a residuali momenti di rito o preghiera («Per gli italiani la parola "religione" equivale non a "cristianesimo" ma a "frequenza alle cerimonie cattoliche», Vita e Morte di Michele Serveto, Roland Bainton)

mercoledì, aprile 05, 2017

Volto di donna



  
Uno sguardo ammaliante ma riservato, aperto alla vita ma al contempo volutamente timido di un viso lucente, giovane e grazioso. Ecco le prime impressioni che ho percepito osservando lo splendore di questo dipinto che da oggi arricchisce la mia casa e dall'espressività vivace di occhi seducenti ed accorti. 
Una meraviglia che rende merito all'abile pennello di Mario Ridola (Napoli 1890 - Catanzaro 1973), un ritratto dallo stile orientalista dove prevale la voglia di conoscenza e curiosità contro il timore su tutto ciò che ci è sconosciuto ed è preda dell'ignoranza.
Un dipinto semplicemente splendido.  

domenica, dicembre 25, 2016

Lo sgambetto di Obama a Israele

Il bilancio di Obama alla Casa bianca per risolvere la questione arabo-israeliana non si può dire siato stato entusiasmante. Otto anni in cui segni tangibili si sono rivelati solo in un cessante e continuo aumento della colonizzazione ai danni della popolazione palestinese di cui ha giovato, come sempre, dell'arma spuntata della critica internazionale; ma l'approvazione il 23 dicembre dela risoluzione 2334 al Consiglio di Sicurezza con la decisiva astensione da parte degli Stati Unti marca un importante punto fermo, un'eredità che influirà certamente negli anni a venire.
Parole come «the inadmissibility of the acquisition of territory by force», «the occupying Power», «condemning all measures aimed at altering the demographic composition, character and status of the Palestinian Territory occupied since 1967, including East Jerusalem, including, inter alia, the construction and expansion of settlements, transfer of Israeli settlers, confiscation of land, demolition of homes and displacement of Palestinian civilians, in violation of international humanitarian law and relevant resolutions», «the status quo is not sustainable», «the establishment by Israel of settlements in the Palestinian territory occupied since 1967, including East Jerusalem, has no legal validity and constitutes a flagrant violation under international law and a major obstacle to the achievement of the two-State solution and a just, lasting and comprehensive peace», «it will not recognize any changes to the 4 June 1967 lines, including with regard to Jerusalem, other than those agreed by the parties through negotiations», si inseriscono a pieno diritto negli eventuali futuri negoziati.
Come di consueto la risposta del governo israeliano è stata quella di rigettare in modo sprezzante le richieste del più alto organo politico delle Nazioni Unite benché l'articolo 25 dello statuto reciti palesemente che «i Membri delle Nazioni Unite convengono di accettare e di eseguire le decisioni del Consiglio di Sicurezza in conformità alle disposizioni del presente Statuto». Se uno Stato membro reitera la violazione di questo articolo potrebbe incorrere in una sospenzione dall'organizzazione fino addirittura all'espulsione? Ricordiamo che lo Stato ebraico fu ammesso all'ONU dall'Assemblea generale (su raccomandazione del Consiglio di Sicurezza) nel maggio del 1949 proprio perché considerato un "peace-loving state", ossia uno Stato amante della pace, deciso ad accettare e soprattutto capace e disposto ad adempiere gli obblighi della Carta.
La continua aggressione territoriale con annesso l'esclusivismo ebraico (strade, società militarizzata, ...), la noncuranza della richieste della Comunità internazionale, stridono fortemente con la volontà di essere partecipe di quest'ultima.

lunedì, settembre 26, 2016

«Uccidere un uomo non è difendere una dottrina, è uccidere un uomo»

Ogni volta che un uomo viene ucciso per le proprie idee mi ritornano in mente queste concise ma efficaci parole di Sebastiano Castiglione scritte nel 1554: semplicemente si tratta solo di uccidere una persona.

mercoledì, luglio 06, 2016

La mostruosità del battesimo ai neonati

Quando sono invitato a un battesimo sono sempre più insofferente alle parole pronunuciate dal prete durante la liturgia perché se stiamo attenti e riflettiamo qui si gioca tutta l'essenza del cattolicesimo: la preghiera di esorcismo e quell'insistenza pedante sulle "gocce di veleno" sono fuori dal mio mondo e dalla concezione che ho dell'uomo. Si dirà della volontà consapevole dei genitori e io rispondo che la tradizione ha un potere di persuasione molto grande! Con questo sacramento il bambino entra nell'ottica cattolica di un dualismo metafisico del bene e del male che respingo totalmente, quest'ultimo non può e non deve avere spazio perché «il male non è affatto una potenza metafisica ma soltanto un increscioso smarrimento, un divampare di umane debolezze: il male diviene ciò ch'è basso, volgare, nocivo, egoistico; non è Dio a tentare l'uomo per mezzo del diavolo, ma è l'uomo che tenta se stesso» (Storia dell'illuminismo, Fritz Valjavec). Io ho un immagine positiva, addirittura ottimistica della persona che soltanto e grazie al potere dell'educazione può progredire moralmente lasciando i pregiudizi, le superstizioni e, per quanto possibile, le passionei egoistiche perchè, secondo la visione illuministica «l'uomo è buono; certo sulla via dell'umana felicità si ritrovano gli abusi e i pregiudizi, rovine di una età passata, oscura... L'illuminista non vede nelle cose un eterno conflitto [come invece è la visione dualistica tipica del cristianesimo], gli manca in genere il sentimento del tragico, dell'estistenza di opposizioni irriconciliabili, delle paurose profondità della vita» (op. cit.).
Se venisse abbandonato il dogma del peccato originale sia come principio fondante del cristianesimo sia come concetto di vita cosa resterebbe della dottrina della redenzione operata da Cristo? Che valore avrebbero i sacramenti? E il clero??  Come dissentire d'Holbach quando afferma che «il Diavolo è utile ai ministri della religione almeno quanto Dio»?
 



     

mercoledì, giugno 08, 2016

Parola libera

«Without the contest ideas, the world is timid and ignorant. ... Taboos are the enemies of understanding» (The Economist 4 giugno 2016, Under attack)

giovedì, ottobre 15, 2015

Ipocrisia e realtà

Ieri Papa Fracencesco ha espresso "perdono" a nome della Chiesa di fronte agli "scandali" che si sono veriifcati in Vaticano (e Roma) e subito ho pensato alla dichiarazionie pubblica di omosessualità del teologo e alto prelato polacco. Non condivido affatto due parole: scandalo e perdono. 
A mio parere, il gesto non ha niente a che fare con l'essere scandaloso ma è un atto molto coraggioso (e provocatorio) la cui piena consapevolezza di non sottostare a delle regole che si pongono fuori dalla realtà di una Chiesa arcaica, in primis quelle della castità e del celibato, cozza contro l'ipocrisia... 
Un'ipocrisia che sguazza nel vivere nell'anonimato e ogni volta un raro sussulto di coscienza viene tacciato come scandalo.

martedì, agosto 04, 2015

Genocidio a Srebrenica

L'attuale Primo ministro serbo Aleksandar Vučić disse il 20 luglio 1995: «If you kill one Serb, we will kill 100 Muslims». La gente ricorda, l'orrore della guerra fa ricordare («A massacre is not frozen in time. Its aftermath remains present in the survivors», così il rappresentante giordano). 
Il genocidio di Srebrenica con più di 8000 civili uccisi lascia profonde ferite ancora non cicratizzate e il veto della Russia alla risoluzione del Consiglio di sicurezza certamente non conduce a una lontana riconcilazione. Il motivo è che l'accusa di genocidio investe lo Stato collettivamente con una macchia indelebile benché i responabili siano i leader politici e militari di allora. 
La ragione profonda dell'istituzione delle Nazioni Unite? Memore degli orrori della Seconda guerra mondiale dove, a differenza della Grande guerra, ci fu un aumento esponenziale delle vittime civili, la prevenzione (e punizione) del genocidio. Alla riunione del Consiglio di sicurezza la rappresentante statunitense si espresse che certamente ci furono vittime da entrambe le parti in conflitto, ma:
«I could not bring myself to believe that Bosnian Serb forces would execute every Muslim man and boy in their custody. For all of the brutality of a horrific war, that was a singular horror. It was genocide, a fact now proven again and again by international tribunals» 
avvalorando la dichiarazione dell'Alto commissario per i diritti umani Aeid Ra'ad Al Hussein:
«The fact that all sides committed crimes was true, but this did not mean that all sides were equally guilty - not when scale and proportion were factored in»
Non essere riusciti ad avere una visione unitaria del Consiglio di un fatto ampiamente consolidato e assodato evoca come la sua divisione produca conseguenze sul campo di tanti teatri conflittuali, e di come l'uso sconsiderato del privilegio del veto da troppo tempo anacronistico conduca all'inazione al più alto livello.
Riconoscimento, ricordo, assenza di impunità e giustizia sono questi gli ingredienti che portano al difficile cammino verso la riconciliazione, alla convivenza fra culture in cui prevalga e sia incoraggiato lo spirito di tolleranza, l'accettazione delle differenze e il rispetto per le diversità.
Ecco la replica finale del rappresetante del Regno Unito che ha sponsorizzato la bozza di risoluzione:
«The draft resolution did not point fingers of blame, score political points or seek to reopen painful division. It did not link the crimes of Srebrenica to the Serb people. It recognized that there were victims on all sides ... but reconciliation must based on a shared acceptance of the fact that genocide occurred at Srebrenica. This is a legal fact, not a political judgement. On this there is no compromise. ... until past actions are acknowledged and accepted, we cannot move forward. As Adisada Dudic said so poignantly at the commemorative event last week, "Denial does not make the facts go away. It does not the change the past. And certainly does erase memory". It is denial, and not this draft resolution, that will cause division. Denial is the final insult to the victim»
Per approfondire qui


mercoledì, luglio 01, 2015

Indignazione

Il riassunto in queste poche righe il dramma continuo dei palestinesi, i numeri che tradiscono una spaventosa sproporzione nei fatti e nelle resonsabilità al di là delle chiacchiere. Per chi vuole riflettere.

«The UN report says that 2,251 Palestinians were killed in the war, including 1,462 civilians, of whom 299 were women and 551 children. (The Israelis put the figure at 2,125, of whom they say 36% were civilians.) Israel lost six civilians and 67 soldiers. Some 18,000 housing units were “destroyed in whole or part”, says the report, displacing 28% of Gaza’s people at the height of the battle» ("Fear od isolation", The Economist)

domenica, aprile 26, 2015

«Il fondamento della critica irreligiosa è: ...

l'uomo fa la religione, e non la religione l'uomo. Infatti, la religione è la coscienza di sé e il sentimento di sé dell'uomo che non ha ancora conquistato o ha già di nuovo perduto se stesso. Ma l'uomo non è un essere astratto, posto fuori del mondo. L'uomo è il mondo dell'uomo, Stato, società. Questo Stato, questa società producono la religione, una coscienza capovolta del mondo, poiché essi sono un mondo capovolto. La religione è la teoria generale di questo mondo, il suo compendio enciclopedico, la sua logica in forma popolare, il suo point d'honneur spiritualistico, il suo entusiasmo, la sua sanzione morale, il suo solenne compimento, il suo universale fondamento di consolazione e di giustificazione. Essa è la realizzazione fantastica dell'essenza umana, poiché l'essenza umana non possiede una realtà vera. La lotta contro la religione è dunque mediatamente la lotta contro quel mondo, del quale la religione è l'aroma spirituale. La miseria religiosa è insieme l'espressione della miseria reale e la protesta contro la miseria reale. La religione è il sospiro della creatura oppressa, il sentimento di un mondo senza cuore, così come è lo spirito di una condizione senza spirito. Essa è l'oppio del popolo. Eliminare la religione in quanto illusoria felicità del popolo vuol dire esigerne la felicità reale. L'esigenza di abbandonare le illusioni sulla sua condizione è l'esigenza di abbandonare una condizione che ha bisogno di illusioni. La critica della religione, dunque, è, in germe, la critica della valle di lacrime, di cui la religione è l'aureola.
La critica ha strappato dalla catena i fiori immaginari, non perché l'uomo porti la catena spoglia e sconfortante, ma affinché egli getti via la catena e colga i fiori vivi. La critica della religione disinganna l'uomo affinché egli pensi, operi, configuri la sua realtà come un uomo disincantato e giunto alla ragione, affinché egli si muova intorno a se stesso e perciò, intorno al suo sole reale. La religione è soltanto il sole illusorio che si muove intorno all'uomo, fino a che questi non si muove intorno a se stesso. È dunque compito della storia, una volta scomparso l'al di là della verità, quello di ristabilire la verità dell'al di qua. È innanzi tutto compito della filosofia, la quale sta al servizio della storia, una volta smascherata la figura sacra dell'autoestraneazione umana, quello di smascherare l'autoestraneazione nelle sue figure profane. La critica del cielo si trasforma così nella critica della terra, la critica della religione nella critica del diritto, la critica della teologia nella critica della politica. ...
L'arme della critica non può certamente sostituire la critica delle armi, la forza materiale dev'essere abbattuta dalla forza materiale, ma anche la teoria diviene una forza materiale non appena si impadronisce delle masse. La teoria è capace di impadronirsi delle masse non appena dimostra ad hominem, ed essa dimostra ad hominem, non appena diviene radicale, Essere radicale vuol dire cogliere le cose alla radice. Ma la radice, per l'uomo, è l'uomo stesso. La prova evidente del radicalismo della teoria tedesca, dunque della sua energia pratica, è il suo partire dalla decisa eliminazione positiva della religione. La critica della religione finisce con la dottrina per cui l'uomo è per l'uomo l'essere supremo, dunque con l'imperativo categorico di rovesciare tutti i rapporti nei quali l'uomo è un essere degradato, assoggettato, abbandonato, spregevole, rapporti che non si possono meglio raffigurare che con l'esclamazione di un francese di fronte ad una progettata tassa sui cani: poveri cani! Vi si vuole trattare come uomini!» (Marx Karl, Per la critica della filosofia del diritto di Hegel)