lunedì, marzo 04, 2019

Intimità femminile


Nudo di donna in un interno, Francesco Longo Mancini (Catania 1880 - Roma 1953, olio su tela)


Opera esposta al Circolo Artistico di Palermo nel 1954 e al Circolo della Stampa di Palermo (Teatro Massimo) nel 1959.

lunedì, ottobre 22, 2018

L'etica della resposabilità

Grazie a Lutero abbiamo «la fine della precettistica, a favore di un'etica della responsabilità» perché «le opere sono buone perché nascono dalla relazione che Dio ha stabilito con l'uomo... Esse sono il frutto, e non la condizione del perdono. Poichè la sostanza del sacramento sta nel perdono gratuito che Dio promette e al quale bisogna solo affidarsi, il ruolo del sacerdote si riduce a quello di semplice messaggero. Ben lontano dall'inquisire e tormentare alla ricerca di peccati dimenticati, egli è soltanto un fratello che annunzia l'evangelo della grazia». Di conseguenza, siamo di fronte a un punto nevralgico del pensiero luterano nello «spostamento dall'opera del clero all'oggettività e antecedenza della grazie... dopo questo spostamento, come si sarebbe potuta giustificare  più a lungo la conservazione di un ceto separato, col compito riservato di amministrare il patrimonio dei 'meriti', di decidere a chi, a quali condizioni potesse essere distribuito?»
Da ciò scaturiranno gravide conseguenze «non tanto ai suoi colleghi teologi e ai argomenti teorici, ma alle implicazioni istituzionali, organizzative, politiche... il ripensamento di un intero modo di organizzare la vita religiosa» (Silvana Nitti, Lutero)  

lunedì, maggio 28, 2018

La Repubblica presidenziale

Siamo passati in un giorno da una repubblica parlamentare a una presidenziale...

lunedì, febbraio 26, 2018

Le storture della penitenza cattolica

La sostanza del pensiero di Lutero:
«non c'è un prima e un dopo nei quali l'uomo possa spostarsi da una condizione di peccato a una di santità. Per tutta la vita egli rimane un peccatore rivestito da Dio della sua giustizia» (Silvana Nitti, Lutero, p. 76)

mercoledì, agosto 09, 2017

Le stravaganze della religiosità

Una processione parrocchiale con alla testa un'immagine mariana e presieduta dall'autorità pubblica di un parroco garante della società, il tutto condito di una fede come atto propiziatorio per avere la pioggia.
Questo ancora oggi accade della povera Italia dove si crede ingenuamente nell'illusione dell'eccezione, mentre la parte più consapevole della cristianità è indifferente, ahimè accondiscendente e attaccata a residuali momenti di rito o preghiera («Per gli italiani la parola "religione" equivale non a "cristianesimo" ma a "frequenza alle cerimonie cattoliche», Vita e Morte di Michele Serveto, Roland Bainton)

mercoledì, aprile 05, 2017

Volto di donna



  
Uno sguardo ammaliante ma riservato, aperto alla vita ma al contempo volutamente timido di un viso lucente, giovane e grazioso. Ecco le prime impressioni che ho percepito osservando lo splendore di questo dipinto che da oggi arricchisce la mia casa e dall'espressività vivace di occhi seducenti ed accorti. 
Una meraviglia che rende merito all'abile pennello di Mario Ridola (Napoli 1890 - Catanzaro 1973), un ritratto dallo stile orientalista dove prevale la voglia di conoscenza e curiosità contro il timore su tutto ciò che ci è sconosciuto ed è preda dell'ignoranza.
Un dipinto semplicemente splendido.  

domenica, dicembre 25, 2016

Lo sgambetto di Obama a Israele

Il bilancio di Obama alla Casa bianca per risolvere la questione arabo-israeliana non si può dire siato stato entusiasmante. Otto anni in cui segni tangibili si sono rivelati solo in un cessante e continuo aumento della colonizzazione ai danni della popolazione palestinese di cui ha giovato, come sempre, dell'arma spuntata della critica internazionale; ma l'approvazione il 23 dicembre dela risoluzione 2334 al Consiglio di Sicurezza con la decisiva astensione da parte degli Stati Unti marca un importante punto fermo, un'eredità che influirà certamente negli anni a venire.
Parole come «the inadmissibility of the acquisition of territory by force», «the occupying Power», «condemning all measures aimed at altering the demographic composition, character and status of the Palestinian Territory occupied since 1967, including East Jerusalem, including, inter alia, the construction and expansion of settlements, transfer of Israeli settlers, confiscation of land, demolition of homes and displacement of Palestinian civilians, in violation of international humanitarian law and relevant resolutions», «the status quo is not sustainable», «the establishment by Israel of settlements in the Palestinian territory occupied since 1967, including East Jerusalem, has no legal validity and constitutes a flagrant violation under international law and a major obstacle to the achievement of the two-State solution and a just, lasting and comprehensive peace», «it will not recognize any changes to the 4 June 1967 lines, including with regard to Jerusalem, other than those agreed by the parties through negotiations», si inseriscono a pieno diritto negli eventuali futuri negoziati.
Come di consueto la risposta del governo israeliano è stata quella di rigettare in modo sprezzante le richieste del più alto organo politico delle Nazioni Unite benché l'articolo 25 dello statuto reciti palesemente che «i Membri delle Nazioni Unite convengono di accettare e di eseguire le decisioni del Consiglio di Sicurezza in conformità alle disposizioni del presente Statuto». Se uno Stato membro reitera la violazione di questo articolo potrebbe incorrere in una sospenzione dall'organizzazione fino addirittura all'espulsione? Ricordiamo che lo Stato ebraico fu ammesso all'ONU dall'Assemblea generale (su raccomandazione del Consiglio di Sicurezza) nel maggio del 1949 proprio perché considerato un "peace-loving state", ossia uno Stato amante della pace, deciso ad accettare e soprattutto capace e disposto ad adempiere gli obblighi della Carta.
La continua aggressione territoriale con annesso l'esclusivismo ebraico (strade, società militarizzata, ...), la noncuranza della richieste della Comunità internazionale, stridono fortemente con la volontà di essere partecipe di quest'ultima.

lunedì, settembre 26, 2016

«Uccidere un uomo non è difendere una dottrina, è uccidere un uomo»

Ogni volta che un uomo viene ucciso per le proprie idee mi ritornano in mente queste concise ma efficaci parole di Sebastiano Castiglione scritte nel 1554: semplicemente si tratta solo di uccidere una persona.

mercoledì, luglio 06, 2016

La mostruosità del battesimo ai neonati

Quando sono invitato a un battesimo sono sempre più insofferente alle parole pronunuciate dal prete durante la liturgia perché se stiamo attenti e riflettiamo qui si gioca tutta l'essenza del cattolicesimo: la preghiera di esorcismo e quell'insistenza pedante sulle "gocce di veleno" sono fuori dal mio mondo e dalla concezione che ho dell'uomo. Si dirà della volontà consapevole dei genitori e io rispondo che la tradizione ha un potere di persuasione molto grande! Con questo sacramento il bambino entra nell'ottica cattolica di un dualismo metafisico del bene e del male che respingo totalmente, quest'ultimo non può e non deve avere spazio perché «il male non è affatto una potenza metafisica ma soltanto un increscioso smarrimento, un divampare di umane debolezze: il male diviene ciò ch'è basso, volgare, nocivo, egoistico; non è Dio a tentare l'uomo per mezzo del diavolo, ma è l'uomo che tenta se stesso» (Storia dell'illuminismo, Fritz Valjavec). Io ho un immagine positiva, addirittura ottimistica della persona che soltanto e grazie al potere dell'educazione può progredire moralmente lasciando i pregiudizi, le superstizioni e, per quanto possibile, le passionei egoistiche perchè, secondo la visione illuministica «l'uomo è buono; certo sulla via dell'umana felicità si ritrovano gli abusi e i pregiudizi, rovine di una età passata, oscura... L'illuminista non vede nelle cose un eterno conflitto [come invece è la visione dualistica tipica del cristianesimo], gli manca in genere il sentimento del tragico, dell'estistenza di opposizioni irriconciliabili, delle paurose profondità della vita» (op. cit.).
Se venisse abbandonato il dogma del peccato originale sia come principio fondante del cristianesimo sia come concetto di vita cosa resterebbe della dottrina della redenzione operata da Cristo? Che valore avrebbero i sacramenti? E il clero??  Come dissentire d'Holbach quando afferma che «il Diavolo è utile ai ministri della religione almeno quanto Dio»?
 



     

mercoledì, giugno 08, 2016

Parola libera

«Without the contest ideas, the world is timid and ignorant. ... Taboos are the enemies of understanding» (The Economist 4 giugno 2016, Under attack)

giovedì, ottobre 15, 2015

Ipocrisia e realtà

Ieri Papa Fracencesco ha espresso "perdono" a nome della Chiesa di fronte agli "scandali" che si sono veriifcati in Vaticano (e Roma) e subito ho pensato alla dichiarazionie pubblica di omosessualità del teologo e alto prelato polacco. Non condivido affatto due parole: scandalo e perdono. 
A mio parere, il gesto non ha niente a che fare con l'essere scandaloso ma è un atto molto coraggioso (e provocatorio) la cui piena consapevolezza di non sottostare a delle regole che si pongono fuori dalla realtà di una Chiesa arcaica, in primis quelle della castità e del celibato, cozza contro l'ipocrisia... 
Un'ipocrisia che sguazza nel vivere nell'anonimato e ogni volta un raro sussulto di coscienza viene tacciato come scandalo.

martedì, agosto 04, 2015

Genocidio a Srebrenica

L'attuale Primo ministro serbo Aleksandar Vučić disse il 20 luglio 1995: «If you kill one Serb, we will kill 100 Muslims». La gente ricorda, l'orrore della guerra fa ricordare («A massacre is not frozen in time. Its aftermath remains present in the survivors», così il rappresentante giordano). 
Il genocidio di Srebrenica con più di 8000 civili uccisi lascia profonde ferite ancora non cicratizzate e il veto della Russia alla risoluzione del Consiglio di sicurezza certamente non conduce a una lontana riconcilazione. Il motivo è che l'accusa di genocidio investe lo Stato collettivamente con una macchia indelebile benché i responabili siano i leader politici e militari di allora. 
La ragione profonda dell'istituzione delle Nazioni Unite? Memore degli orrori della Seconda guerra mondiale dove, a differenza della Grande guerra, ci fu un aumento esponenziale delle vittime civili, la prevenzione (e punizione) del genocidio. Alla riunione del Consiglio di sicurezza la rappresentante statunitense si espresse che certamente ci furono vittime da entrambe le parti in conflitto, ma:
«I could not bring myself to believe that Bosnian Serb forces would execute every Muslim man and boy in their custody. For all of the brutality of a horrific war, that was a singular horror. It was genocide, a fact now proven again and again by international tribunals» 
avvalorando la dichiarazione dell'Alto commissario per i diritti umani Aeid Ra'ad Al Hussein:
«The fact that all sides committed crimes was true, but this did not mean that all sides were equally guilty - not when scale and proportion were factored in»
Non essere riusciti ad avere una visione unitaria del Consiglio di un fatto ampiamente consolidato e assodato evoca come la sua divisione produca conseguenze sul campo di tanti teatri conflittuali, e di come l'uso sconsiderato del privilegio del veto da troppo tempo anacronistico conduca all'inazione al più alto livello.
Riconoscimento, ricordo, assenza di impunità e giustizia sono questi gli ingredienti che portano al difficile cammino verso la riconciliazione, alla convivenza fra culture in cui prevalga e sia incoraggiato lo spirito di tolleranza, l'accettazione delle differenze e il rispetto per le diversità.
Ecco la replica finale del rappresetante del Regno Unito che ha sponsorizzato la bozza di risoluzione:
«The draft resolution did not point fingers of blame, score political points or seek to reopen painful division. It did not link the crimes of Srebrenica to the Serb people. It recognized that there were victims on all sides ... but reconciliation must based on a shared acceptance of the fact that genocide occurred at Srebrenica. This is a legal fact, not a political judgement. On this there is no compromise. ... until past actions are acknowledged and accepted, we cannot move forward. As Adisada Dudic said so poignantly at the commemorative event last week, "Denial does not make the facts go away. It does not the change the past. And certainly does erase memory". It is denial, and not this draft resolution, that will cause division. Denial is the final insult to the victim»
Per approfondire qui


mercoledì, luglio 01, 2015

Indignazione

Il riassunto in queste poche righe il dramma continuo dei palestinesi, i numeri che tradiscono una spaventosa sproporzione nei fatti e nelle resonsabilità al di là delle chiacchiere. Per chi vuole riflettere.

«The UN report says that 2,251 Palestinians were killed in the war, including 1,462 civilians, of whom 299 were women and 551 children. (The Israelis put the figure at 2,125, of whom they say 36% were civilians.) Israel lost six civilians and 67 soldiers. Some 18,000 housing units were “destroyed in whole or part”, says the report, displacing 28% of Gaza’s people at the height of the battle» ("Fear od isolation", The Economist)

domenica, aprile 26, 2015

«Il fondamento della critica irreligiosa è: ...

l'uomo fa la religione, e non la religione l'uomo. Infatti, la religione è la coscienza di sé e il sentimento di sé dell'uomo che non ha ancora conquistato o ha già di nuovo perduto se stesso. Ma l'uomo non è un essere astratto, posto fuori del mondo. L'uomo è il mondo dell'uomo, Stato, società. Questo Stato, questa società producono la religione, una coscienza capovolta del mondo, poiché essi sono un mondo capovolto. La religione è la teoria generale di questo mondo, il suo compendio enciclopedico, la sua logica in forma popolare, il suo point d'honneur spiritualistico, il suo entusiasmo, la sua sanzione morale, il suo solenne compimento, il suo universale fondamento di consolazione e di giustificazione. Essa è la realizzazione fantastica dell'essenza umana, poiché l'essenza umana non possiede una realtà vera. La lotta contro la religione è dunque mediatamente la lotta contro quel mondo, del quale la religione è l'aroma spirituale. La miseria religiosa è insieme l'espressione della miseria reale e la protesta contro la miseria reale. La religione è il sospiro della creatura oppressa, il sentimento di un mondo senza cuore, così come è lo spirito di una condizione senza spirito. Essa è l'oppio del popolo. Eliminare la religione in quanto illusoria felicità del popolo vuol dire esigerne la felicità reale. L'esigenza di abbandonare le illusioni sulla sua condizione è l'esigenza di abbandonare una condizione che ha bisogno di illusioni. La critica della religione, dunque, è, in germe, la critica della valle di lacrime, di cui la religione è l'aureola.
La critica ha strappato dalla catena i fiori immaginari, non perché l'uomo porti la catena spoglia e sconfortante, ma affinché egli getti via la catena e colga i fiori vivi. La critica della religione disinganna l'uomo affinché egli pensi, operi, configuri la sua realtà come un uomo disincantato e giunto alla ragione, affinché egli si muova intorno a se stesso e perciò, intorno al suo sole reale. La religione è soltanto il sole illusorio che si muove intorno all'uomo, fino a che questi non si muove intorno a se stesso. È dunque compito della storia, una volta scomparso l'al di là della verità, quello di ristabilire la verità dell'al di qua. È innanzi tutto compito della filosofia, la quale sta al servizio della storia, una volta smascherata la figura sacra dell'autoestraneazione umana, quello di smascherare l'autoestraneazione nelle sue figure profane. La critica del cielo si trasforma così nella critica della terra, la critica della religione nella critica del diritto, la critica della teologia nella critica della politica. ...
L'arme della critica non può certamente sostituire la critica delle armi, la forza materiale dev'essere abbattuta dalla forza materiale, ma anche la teoria diviene una forza materiale non appena si impadronisce delle masse. La teoria è capace di impadronirsi delle masse non appena dimostra ad hominem, ed essa dimostra ad hominem, non appena diviene radicale, Essere radicale vuol dire cogliere le cose alla radice. Ma la radice, per l'uomo, è l'uomo stesso. La prova evidente del radicalismo della teoria tedesca, dunque della sua energia pratica, è il suo partire dalla decisa eliminazione positiva della religione. La critica della religione finisce con la dottrina per cui l'uomo è per l'uomo l'essere supremo, dunque con l'imperativo categorico di rovesciare tutti i rapporti nei quali l'uomo è un essere degradato, assoggettato, abbandonato, spregevole, rapporti che non si possono meglio raffigurare che con l'esclamazione di un francese di fronte ad una progettata tassa sui cani: poveri cani! Vi si vuole trattare come uomini!» (Marx Karl, Per la critica della filosofia del diritto di Hegel)

sabato, aprile 25, 2015

Ministro degli esteri marionetta

Neanche quando il Presidente degli Stati Uniti si accollla direttamente la responsabilità delle morte del cooperante italiano Lo Porto riusciamo a sfoggiare un minimo di serietà istituzionale.
Mai criticare gli USA gettando sempre e genericamente il peccato sui "terroristi". Che sia colpa del diavolo??! Che tristezza...

lunedì, aprile 06, 2015

La vitalità della concupiscenza

L'immagine comica, quasi esilarante delle suore che bramano il contatto fisico con Papa Francesco "violando" il protocollo, il cardinale Sepe spiazzato da questo gesto di affettuosità che richiama in vernacolo alla compostezza della situazione, fa riflettere e al contempo suscita tristezza. Riflettere sugli ordini sacri della Chiesa cattolica che richiede un secondo battesimo per intraprendere una via più pura e lontana dal mondo per arrivare alla perfezione verso Dio; profonda tristezza all'udire che il cardinale aveva "autorizzato" l'uscita dal chiostro delle suore per l'incontro. Il fatto ha dato adito all'ironia dei comici sulla vita repressa delle donne (prima ancora di essere suore...) e alla risposta stizzita fino ad essere addirittura maliziosa delle Clarisse («per fare questo [abbracciare un uomo] avremmo scelto un altro luogo e ben altri uomini.. se avessimo voluto..»). Non riconosco un potere sacro che controlla la parte più intima di una persona, quella sessuale, perché non considero affatto peccato l'amore carnale; Lutero riteneva le relazioni sessuali fossero tanto necessarie e inevitabili come il mangiare e il bere. In generale, la Chiesa cattolica ha un concetto individualistico del peccato e una visione comunitaria del bene, quindi l'uomo se pecca è di sua esclusiva responsabilità mentre per compiere delle opere meritorie necessita dell'amore di Dio, ridotto a mero contabile nei confronti di scolari muniti di pagellina, e in piena libertà può solo cooperare a causa del peccato (comunitario) originale. Da tutto ciò si deduce il grande potere della Chiesa che ha avuto e tutt'ora esercita sulla vasta platesa di fedeli tutto incentrato sui sacramenti e sulle opere, un potere che rivendica il monopolio sul bene. Tutto ciò è stato scardinato da Lutero che ha soppresso la «servitù per devozione» con la «servitù per convinzione».
Ecco il passo di Marx del 1844:
«Lutero, in verità, vinse la servitù per devozione mettendo al suo posto la servitù per convinzione. Egli ha spezzato la fede nell'autorità, restaurando l'autortà della fede. Egli ha trasformato i preti in laici, trasformando i laici in preti. Egli ha liberato l'uomo dalla religiosità esteriore, facendo della religiosità l'interiorità dell'uomo. Egli ha emancipato il corpo dalle catene, ponendo in catene il cuore. Ma se il protestantesimo non fu la vera soluzione, fu tuttavia la vera impostazione del problema. Adesso bisognava non più che il laico lottasse contro il prete al di fuori di lui, ma contro il proprio prete interiore, contro la sua natura pretesca» (Per la critica della filosofia del diritto di Hegel)
Con gli anni, grazie alla conoscenza di tanti libri anche io mi sono liberato dalla servitù per devozione, dall'autorità dottrinale e morale della Chiesa. Per il mio carattere, un inguaribile ottimista, la religione cristiana aveva i giorni contati. Thomas Paine scrisse a riguardo:
«A sette o otto anno udii un sermone letto da un mio parente, un grande devoto della Chiesa sul tema della cosiddetta redenzione per mezzo della morte del figlio di Dio. Finito il sermone, andai in giardino e mentre scendevo i gradini provai disgusto al ricordo di ciò che avevo udito, e pensai fra me e me che faceva agire Dio onnnipotente come un uomo passionale che uccide suo figlio perché non si può vendicare in altro modo: poiché ero certo che un uomo che avesse fatto una cosa simile  sarebbe stato impiccato, non riuscivo a capire a quale scopo predicassero questi sermoni. Non era uno di quei pensieri che hanno in sé una leggerezza infantile; per me era una riflessione seria, sorta dall'idea che Dio fosse troppo onnipotente [buono, misericordioso, ...] per trovarsi nella necessità di farlo. Adesso la penso allo stesso modo. E credo inoltre che un sistema religioso che ha in sé qualcosa che turba la mente di un bambino non possa essere vero. ... Il racconto cristiano di Dio padre che mette a morte suo figlio o che si serve di qualcuno per farlo non è cosa che un genitore possa dire a un bambino; dirgli poi che questo è stato fatto per rendere più felice e migliore il genere umano non fa altro che peggiorare la storia: come se il genere umano potesse essere migliore dall'esempio dell'assassinio. E dirgli che è tutto un mistero vuol dire trovare una scusa per l'incredibile» (L'età della ragione)  
Per d'Holbach, «se la condotta di Dio è un mistero per me, non è fatta per me»
 
 

domenica, dicembre 14, 2014

La sacralizzazione dell'amore

Davanti allo stillicidio di donne ammazzate dai loro uomini vorrei avanzare il mio pensiero per provocare e nel contempo rifllettere su questa allarmante realtà. Il contesto sociale è il matrimonio cattolico in un paese come l'Italia dove almeno formalmente il 98% è battezzato, ma includo anche il rapporto generico continuativo tra uomo e donna. Certamente la spinta a questi atti estremi testimonia la fragilltà, l'insicurezza, la paura degli uomini nel relazionarsi con una donna che di fronte alla temuta fine di un rapporto reagiscono con il metodo violento (e più semplice), fuggono dalle proprie responsabilità.
Ci sono, seppur indirette, responsabilità del matrimonio cattolico, cosiddetto "indissolubile"? Perché gli sposi promettono amore e fedeltà fino alla fine giorni, per sempre? Parole forti per chi ha sentimento religioso dette in una cerimonia solenne ma che nascondono una insidia: la sacralizzazione dell'amore.
Considerare uno dei sentimenti più naturalì, più istintivi, più belli della persona nei confronti del prossimo su un piano diverso, su una dimensione divina significa separarlo dalla realtà concreta per farlo continuare a vivere in una realtà ideale, a volte in stridente contrasto. La sicurezza e la protezione della benedizione di un Dio che proteggerà la nuova unione e soprattutto renderà indissolubile il legame, a prescindere dai comportamenti umani, «l'uomo non divida quello che Dio ha congiunto» (Mt 19,6), è una specie di consolazione. E quando l'amore tra due persone finisce? Quando la realtà cambia direzione? E' una cosa del tutto naturale e non dico che è un'eccezione o al giorno d'oggi una normalità, affermo solo che è un fatto assolutamente normale vedere che il sentimento possa scemare e terminare. Invece ecco dischiudersi la tragedia, ecco fuoriuscre la violenza che colpevolizza la persona, ecco la paura di affrontare le proprie responsabilità mentre per Dio, che non sbaglia mai, l'unione rimane indissolibile, eterna, immodificabile. Imputare la colpa è sempre una necessità e non una delle tante eventualità che accadono durante il corso vita proprio perché si rende sacro l'amore, ci si aggrappa a questa metafisica quasi che fosse equiparabile a un possesso indissolubile
Per non scadere nella superficialità dovremmo prendere in considerazione altre tematiche correlate come la dignità della donna, la morale sessuale cattolica, ma credo che anche inconsapevolmente il matrimonio cattolico abbia le sue responsabilità per l'influenza su menti fragili.
Ecco come si espresse il biblista Giuseppe Barbaglio tratto dal  libro di Carmelo Abbate "Sex and Vatican. Viaggio segreto nel regno dei casti":
«L'amore tra maschio e femmina vale per se stesso: non ha bisogno di benedizioni sacre. L'amato e l'amata non sono marito e moglie, ma maschio e femmina. L'amore non ha bisogno di essere reso onesto da una struttura giuridica. Non è il matrimonio che rende onesto l'amore, se mai sarà il luogo dove si vive. L'amore ha una dimensione profondamente corporea, erotica: non ha bisogno di essere coonestato da spiritualizzazione»
E' il buon senso... che però fatica tanto a farsi strada. Sapere aude! 

mercoledì, settembre 17, 2014

Riflettere d'Holbach

Fresco di lettura del "Buon Senso" sono rimasto piacevolmente sorpreso di questa operetta scritta nel 1772 in un'epoca dove iniziavano a serpeggiare i fermenti rivoluzionari nella Francia d'ancient régime, e nel contempo attualissimo nel contenuto materialista e dissacrante che tenta di strappare le fantasie degli uomini su un Dio costruito e ricondurle al buon senso. Un titolo brillante e azzeccatissimo che già il barone ne dà la chiara definizione nella prefazione: «quella parte della capacità di giudizio che è sufficiente per conoscere le verità più semplici, per rifiutare le assurdità più manifeste, per rimanere colpiti da contraddizioni evidenti».
E' un post particolare, diverso da tutti i precedenti in cui elencherò i passi e le frasi a mio parere più significativi  con l'avvertenza di leggerli senza alcun pregiudizio:

«L'abitudine non ragiona mai»
«Gli uomini saranno buoni quando saranno ben istruiti»
«La verità è semplice, l'errore è complicato»
«Gli uomini sono infelici solo perché sono ignoranti»
«La teologia è un insulto continuo alla ragione»
«Il mondo visibile è scomparso per far posto a plaghe invisibili. La ragione è costretta a cedere all'immaginazione»
«La religione sostiene che l'uomo non può smettere per un solo istante di fantasticarci sopra [Dio]»
«La religione sia l'arte di tenere occupate le menti limitate degli uomini su ciò che esse non sono in grado di comprendere»
«La nozione di Dio non entrerà mai nell'intelletto umano»
«Quando si ha paura, si cessa di ragionare»
«Il superstizioso vuole aver paura, la sua immaginazione lo richiede»
«Gli uomini sono dei malati immaginari»
«Se la religione fosse chiara, avrebbe molto meno attrattiva per gli ignoranti. Essi hanno bisogno di oscurità, di prodigi, di misteri, di terrori, di favole, di cose incredibili che li facciano sempre lavorare di fantasia. I romanzi, le leggende tenebrose, i racconti di fantasmi e di stregoni esercitano sulle menti del volgo ben più fascino che le storie vere. In fatto di religione, gli uomini non sono che dei grandi bambini. Più una religione è assurda e piena di stranezze, più acquista diritti su di loro. Il devoto si crede obbligato a non porre alcun limite alla propria credulità: più le cose sono inconcepibili, più gli sembrano divine; più sono incredibili, più egli s'immagina che il credervi sia un merito» [Cfr: "Credo perché è assurdo" di Tertulliano]
«I teologi trattano gli uomini come fanciulli, che non fanno mai obiezioni sulla veridicità dei racconti che ascoltano»
«Adorare Dio significa adorare le finzioni del proprio cervello, o, meglio ancora, non adorare nulla»
«Tutti i bambini son atei: essi non hanno alcuna idea di Dio»
«Gli uomini credono in Dio fidandosi soltanto di coloro che non ne sanno niente di più che essi stessi»
«La religione passa dai padri ai figli, come i beni di famiglia coi loro gravami. Ben pochi nel mondo, avrebbero un Dio, se qualcuno non si fosse preso cura di darglielo. Ciascuno riceve dai suoi genitori e dai suoi maestri il Dio che essi hanno ricevuto a loro volta; ma, seguendo il suo carattere peculiare, ciascuno lo aggiusta, lo modifica, lo dipinge a modo suo» [Cfr: "la Chiesa è grande perché ognuno ci sta dentro a modo proprio" di Leonardo Sciascia nel Giorno della civetta]
«Il cervello dell'uomo è, soprattutto nell'infanzia, una cera molle, soggetta a ricevere tutte le impronte che vi si vogliono effettuare. L'educazione fornisce al bambino quasi tutte le sue credenze in un periodo in cui egli è incapace di giudicare da sé. Noi crediamo di aver ricevuto dalla natura o di aver portato con noi fin dalla nascita le idee vere o false che. in tenera età, sono state introdotte nella nostra testa. E questa convinzione è una delle più gravi cause dei nostri errori»     
«L'universo è una causa, non è per niente un effetto. Non è per niente un'opera»
«Il mondo è causa di se stesso»
«La materia agisce da sé, e cessate di affannarvi a ragionare sul vostro motore spirituale che non ha niente di ciò che occorre per metterla in azione. Rientrate dalle vostre inutili evasioni; ritornate da un mondo immaginario al mondo reale; attenetevi alle "cause seconde"; lasciate ai teologi la loro "causa prima"di cui la natura non ha bisogno per produrre tutti gli effetti che vedete»
«L'uomo è intelligenza... Nulla sia più raro che vedere l'uomo far uso di questa intelligenza» [vedi l'incipit del blog]
«Vedo che questa macchina ammirevole [l'uomo] è soggetta a guastarsi»
«Ciò che è ordine per un essere è disordine per un altro»
«O teologi, voi non v'intendete mai quando parlate di Dio!»
«L'ammirazione è sempre figlia dell'ignoranza. Gli uomini ammirano e adorano soltanto ciò che non capiscono»
«Adorando Dio, l'uomo adora se stesso»
«Ogni religione è basata sulla felicità che gli uomini si ritengono autorizzati ad attendere dalla divinità»
«Non c'è dunque alcuna vera differenza tra la religione naturale e la superstizione più cupa e servile: Se il teista non vede Dio che dal lato buono, il superstizioso lo vede dal lato più ripugnante. La follia dell'uno è lieta, la follia dell'altro è lugubre, ma tutti e due sono ugualmente deliranti»
«Il Diavolo è utile ai ministri della religione almeno quanto Dio»
«Se gli uomini smettessero di essere tentati e di peccare, il ministero dei preti diverrebbe per essi inutile»
«Il Diavolo, inventato per stornare dalla Divinità il sospetto di cattiveria, ci mostra ogni momento l'impotenza o l'incapacità del suo avversario celeste»
«Se la condotta di Dio è un mistero per me, non è fatta per me»
«Le concezioni irreali e soprannaturali della teologia sono riuscite talmente a sconvolgere nella mente umana le idee più semplici, più chiare, più naturali, che i devoti, incapaci di accusare Dio di malvagità, si abituano a considerare i più duri colpi della sorte come prove indubbie della bontà celeste»
«Così la religione è arrivata a mutare il male in bene»
«Punire la debolezza è il più iniquo degli atti tirannici»
«Le sue idee acquisite [dell'uomo], le sue opinioni, le sue nozioni vere o false sono frutti necessari dell'eduzione che ha ricevuto e che non ha deciso in alcun modo. Le sue passioni e i suoi desideri sono conseguenze necessarie del temperamento che la natura gli ha dato e delle idee che gli sono inculcate. Durante tutto il corso della vita, le sue volizioni e le sue azioni sono determinate dai suoi rapporti con gli altri, dalle sue abitudini, dalle sue occupazioni, dai suoi piaceri, dall'ambiente in cui si trova, dai pensieri che gli si presentano senza che gli lo voglia: in una parola, da una moltitudine di eventi e di accidenti che sono estranei al suo potere»
«Conseguenze necessarie di nostre volizioni e di nostri desideri che non sono mai in nostro potere»
«Gli errori degli uomini sono conseguenze necessarie della loro ignoranza»
«E' impossibile guarire ammalati ostinati che rifiutano le medicine che vengono loro prescritte»
«E' assolutamente impossibile far accettare i migliori argomenti a uomini fortemente interessati al'errore, prevenuti, non disposti a riflettere; ma è più che mai necessario che la verità disinganni le anime oneste che la cercano in buona fede. La verità è una causa: essa produce necessariamente il suo effetto, a meno che il suo impulso non venga intercetto da altre causa che lo bloccano»
«"Gli occhi della fede" devono essere occhi strani se servono a scorgere dei vantaggi nelle disgrazie più terribili e nei mali più duraturi, nei vizi e nelle follie da cui la nostra specie si vede così crudelmente afflitta» [Cfr. il discorso sulle beatitudini di Gesù]
«L'uomo non differisce dagli altri animali che per la sua diversa organizzazione»
«E' con l'esercizio, l'assuefazione, l'educazione che l'ingegno umano si sviluppa e arriva fino ad innalzarsi al di sopra degli esseri che lo circondano: l'uomo senza cultura e senza esperienza è un essere sprovvisto di ragione e di abilità, non meno della bestia»
«Si son viste scoppiare guerre di religione tra le bestie? La crudeltà delle bestie contro quelle appartenenti al altre specie ha per motivo la fame, il bisogno di nutrimento; la crudeltà dell'uomo contro l'uomo ha per unico motivo la vanità dei suoi capi e la follia dei suoi pregiudizi»
«La vanità dell'uomo lo persuade che è il centro dell'universo. Egli si crea un mondo e un Dio per suo esclusivo vantaggio; si crede tanto importante da poter alterare a suo piacimento il corso della natura; ma ragiona da ateo appena si tratta degli altri animali»
«Se coloro che hanno il compito di educare e di governare gli uomini avessero, essi per primi, lumi e virtù, li governerebbero molto meglio basandosi sulla realtà che su vane chimere. Ma furbi, ambiziosi e corrotti come sono, i legislatori hanno sempre trovato più comodo addormentare i popoli con delle fole che insegnar loro delle verità, sviluppare la loro ragione, incitarli alla virtù con motivi sensibili e reali, governarli in modo razionale»
«La grande arte dei teologi è di insufflare il caldo e il freddo, di affliggere e di consolare, di intimorire e di rassicurare»
«Il timore di cessare di esistere è un male reale soltanto per l'immaginazione che, senza fondamento, partorì il dogma di un'altra vita»
«L'immaginazione, una volta dominata da chimere che la stupiscono o la turbano, è incapace di ragionare»
«Le teologia potrebbe a giusta ragione essere definita "la scienza delle contraddizioni"»
«La ragione non può nulla contro l'abitudine»
«Un mistero è sempre una contraddizione, un'assurdità palpabile, un'impossibilità constatata»
«Un mistero è tutto ciò che le nostre guide spirituali non sono capaci di spiegarci»
«Per i ministri della religione è utile che i popoli non capiscono nulla di ciò che vien loro insegnato. Ciò che non si comprende non si può sottoporre a esame; tutte le volte che è buio pesto, si è costretti a lasciarsi guidare»
«Se la religione fosse chiara, i preti non avrebbero tanto daffare quaggiù»
«Niente religione senza misteri. Il mistero è un ingrediente essenziale della religione; una religione priva di misteri sarebbe una contraddizione in termini. Il Dio che serve di fondamento alla religione naturale, al teismo o deismo, è anch'esso il più gran mistero per chi voglia indagarlo»
«E' caratteristico dell'ignoranza il preferire l'ignoto, l'arcano, il favoloso il miracoloso, l'incredibile, perfino il terribile, a ciò che è chiaro, semplice e vero. Il vero non scuote l'immaginazione come il falso, che, d'altronde, ciascuno è libero di foggiarlo a suo modo» [Cfr: "la Chiesa è grande perché ognuno ci sta dentro a modo proprio"]
«L'amore del semplice e del vero non si trova che nel ristretto numero di coloro la cui immaginazione è tenuta a freno dallo studio e dalla riflessione»
«In fatto di religione gli uomini si guardano a vicenda con odio e disprezzo»
«La devozione è una malattia dell'immaginazione, contratta fin dall'infanzia»
«Il devoto è un ipocondriaco che, a forza di medicine, non fa che aggravare il suo male. Il saggio non prende alcuna di queste medicine, segue un buon regime di vita e, quanto al resto, lascia agire la natura»
«Non si vuol vedere che un Dio pieno di contraddizioni, di capricciosità, di qualità che si escludono a vicenda, scaldando e fecondando l'immaginazione degli uomini non ha mai potuto far sbocciare che una lunga serie di chimere»
«I popoli moderni, istigati dai loro preti, hanno addirittura superato, forse, l'atroce follia dei popoli più barbari: almeno non sappiamo che sia mai venuto in mente ai selvaggi di torturare per delle opinioni, di scrutare i pensieri, d'inquietare gli uomini per i movimenti invisibili del loro cervello»
«Quando vediamo popoli civili e colti - inglesi, francesi, tedeschi ecc. - nonostante tutti i loro lumi, continuare a inginocchiarsi dinanzi al Dio barbarico degli ebrei, cioè del popolo più stupido, più credulo più selvaggio, più insocievole che vi sia mai stato sulla terra; quando vediamo questi popoli illuminati dividersi in sette, sbranarsi a vicenda, odiarsi e disprezzarsi per le idee, tutte egualmente ridicole, che essi hanno sulla condotta e le intenzioni di questo Dio assurdo; quando vediamo persone intelligenti perdere scioccamente il tempo a meditare sulle volontà di questo Dio pieno di capricci e di follie, siamo tentati di gridare: "O uomini! Voi siete ancora selvaggi! O uomini! Non siete che dei bambini, quando si tratta di religione»
«L'indifferenza in materia non può essere confusa con lo scetticismo»
«Ogni rivelazione particolare non è il contrassegno evidente di un Dio ingiusto, parziale, malvagio?»
«Essere empio significa avere opinioni ingiuriose verso il proprio Dio; essere superstizioso significa averne idee errate. Accusandosi volta a volta di superstizione, i diversi religionisti somigliano a dei gobbi che si rinfacciano l'un l'altro la loro deformità»
«I miracolo, lungi dal fare sommo onore a Dio, lungi dal provare la divinità di una religione, distruggono evidentemente l'idea di Dio che ci viene insegnata, l'idea della sua immutabilità, dei suoi attributi non comunicabili ad alcuno, e perfino della sua onnipotenza»
«E' credibile che un Dio abbia bisogno dell'aiuto degli uomini?»
«Il fanatismo religioso è spesso più forte dell'amore per la vita»
«Morire per un opinione non dimostra la verità o la bontà di quell'opinione»
«Morire non dimostra il buon diritto del sovrano al cui interesse tanta gente ha la follia d'immolarsi. Il coraggio di un martire inebriato dall'idea del paradiso non ha niente di più sovrannaturale del coraggio di un uomo d'armi inebriato dall'idea della gloria o tenuto a bada dalla paura del disonore»
«Io non immolerò la mia ragione»
«Io non rinuncerò all'esperienza perché essa è una guida ben più sicura dell'immaginazione, o dell'autorità di certe guide che si pretenderebbe darmi»
«Ognuno [la religione] la accetta a caso e vi si crede sulla parole, senza prendersi la briga di sottoporre ad esame alcunché»
«In fatto di di religione, un curato, un prete, un monaco diventano le guide del pensiero altrui. Le fede supplisce alla debolezza dell'intelletto umano, per il quale la riflessione è, di solito, un lavoro assai penoso; è molto più comodo rimettersi al parere di altri, anziché indagare personalmente» [vedi l'incipit del blog]
«Le religione è una questione d'usanza e di moda»
«La vera religione non è mai nient'altro che la religione del principe»
«La vera religione è sempre quella che ha dalla sua parte il principe e il boia»
«I ministri della religione si sono studiati di rendere la morte spaventosa agli occhi dei loro seguaci»
«Il desiderio di piacere agli altri, la corrente della consuetudine, il timore del ridicolo e di "ciò che se ne dirà", hanno ben più forza di tutte le opinioni religiose»
«Lungi dal servire di freno alle passioni dei re, la religione, per i suoi stessi principi, la lancia a briglia sciolta. Li trasforma in esseri divini, ai cui arbìtri i popoli non hanno mai il diritto di resistere»
«Popoli creduli! Nei vostri guai, raddoppiate le preghiere, le offerte, i sacrifici affollate i vostri templi, sgozzate innumerevoli vittime, digiunate vestiti di saio e giacendo sulla cenere, abbeveratevi delle vostre lacrime, cercate soprattutto di ridurvi in miseria per arricchire i vostri dèi: non otterrete altro che di arricchire i loro preti; gli dèi del cielo vi saranno propizi solo quando gli dèi della terra riconosceranno di essere uomini come voi e daranno al vostro benessere la cure che gli sono dovute»
«Questi preti sono essi stessi molto malati; tuttavia gli uomini continuano a frequentare le loro botteghe e ad aver fiducia nei loro antidoti divini i quali, per loro stessa ammissione, non guariscono nessuno»
«La religione, soprattutto in epoca moderna, impadronendosi della morale, ne ha totalmente oscurato i principi»
«Punire un uomo per i suoi errori non equivale a punirlo per essere stato educato diversamente da voi?»
«Bisognerà imitare il Dio degli ebrei? troveremo in Jahvè un modello della nostra condotta? E' un Dio davvero selvaggio, davvero fatto apposta per un popolo stupido, crudele, e scostumato: è un Dio sempre furente, sempre spirante vendetta che disconosce la pietà, ordina la strage, il furto, l'asocialità»
«Ammirare una morale e metterla in pratica sono due cose molto diverse»
«La religione, per la sua stessa essenza, è la nemica della gioia e del benessere degli uomini. "Beati i poveri! Beati quelli che piangono! Beati quelli che soffrono!". Maledetti coloro che si trovano nell'agiatezza e nella gloria! Tali sono le singolari scoperte annunziate dal cristianesimo!»
«Nella farmacia religiosa vi sono ricette infallibili per calmare le coscienze; i preti, in ogni luogo, possiedono dei segreti di effetto sicuro per disarmare la collera del Cielo»
«Gli uomini considerano la divinità dal lato più conforme ai loro attuali interessi»
«Gli uomini hanno bisogno di un Dio che si irriti e si plachi»
«[Dio] E' un essere che nessuno concepisce e che, di conseguenza, ciascuno s'immagina in un modo diverso» [Cfr. "la Chiesa è grande perché ognuno ci sta dentro a modo proprio"]
«Basare la morale su un Dio che ciascuno si raffigura diversamente, ciascuno immagina a modo suo, ciascuno aggiusta secondo il proprio temperamento e il proprio interesse significa, evidentemente, basare la morale sul capriccio e sull'immaginazione degli uomini; significa basarla sulle fantasticherie di una sètta, di una fazione, di un partito, che crederanno di avere il privilegio di adorare il vero Dio, ad esclusione di tutti gli altri»
«Ma non sarebbe più umano e più caritatevole prevenire la miseria e impedire ai poveri di pullulare?»
«Una morale legata alla religione le è necessariamente subordinata»
«"Prima della Legge, nessun peccato" [San Paolo, Lettera ai Romani 7,7]. Non c'è nulla di più falso di questa massima. Basta che l'uomo sia quel che è, vale a dire un essere sensibile, perché sappia distinguere ciò che gli fa piacere da ciò che gli dispiace. Basta che un uomo sappia che un'altro uomo è un essere sensibile come lui, perché non possa ignorare ciò che gli è utile o nocivo. Basta che l'uomo abbia bisogno di un suo simile, perché sappia che deve evitare di suscitare in lui dei sentimenti sfavorevoli. Così l'essere senziente e pensante non ha bisogno che di sentire e di pensare per capire che cosa deve fare sia per se stesso, sia per gli altri. Io sento, e una altro sente come me: ecco il fondamento di ogni morale»
«Il timore dei poteri invisibili è di rado così forte come quello dei poteri visibili»
«Le carezze di una donna hanno sempre la meglio sulle minacce dell'Altissimo»  
«La coscienza è la testimonianza interiore»
«La morale, cioè la scienza dei doveri, non si acquista che mediante lo studio dell'uomo e dei suoi rapporti»
«Il devoto non ragiona mai e si guarda bene dal ragionare»
«L'incredulo ragiona, consulta l'esperienza e la preferisce al pregiudizio»
«Non giudichiamo gli uomini dalle opinioni, né le opinioni dagli uomini: giudichiamo gli uomini dal loro comportamento, le opinioni dalla loro conformità con l'esperienza, con la ragione, con l'utilità per il genere umano»
«Qualsiasi uomo raziocinante diviene ben presto incredulo, perché il ragionamento gli dimostra che la teologia non è che un tessuto di chimere, che la religione è contraria a tutti i principi del buon senso, che essa diffonde un'aura di falsità in tutti i rapporti umani. L'uomo sensibile diventa incredulo perché vede la religione, lungi dal rendere gli uomini più felici, è la prima sorgente dei maggiori scompigli e delle calamità permanenti della quali la specie umana è afflitta»
«E' sempre il carattere del'uomo che stabilisce il carattere del suo Dio» [Cfr: "la Chiesa è grande perché ognuno ci sta dentro a modo proprio"]
«Le eresie, le dispute, gli scismi sono inevitabili. Poiché gli uomini sono costituiti, organizzati, soggetti a mutamenti secondo processi che non possono essere esattamente uguali, come mai potrebbero andar d'accordo quanto ad una chimera che non esiste se non ne loro cervello?»
«Come non avere dubbi sull'esistenza di Dio la cui idea varia in modo così enorme nelle menti dei suoi ministri?»
«L'orgoglio e la vanità furono e saranno sempre dei vizi inerenti al sacerdozio»
«Un Dio che infligge pene eterne è evidentemente il più odioso degli essere che la mente possa inventare»
«Prima o poi, l'errore è costretto a cedere dinanzi alla verità»
«Noi rispetteremo i preti quando diventeranno cittadini»
«Quanto tempo, quanta fatica buttata via per imparare e insegnare cose che non hanno nessuna reale utilità!»
«Invece di far perdere loro tempo in sterili contemplazioni, in preghiere ripetute macchinalmente, in pratiche inutilmente minuziose, invece di opprimerli con digiuni e rinunce perché non si suscita tra loro una salutare emulazione che li induca a cercare i modi di essere utili al mondo, per il quale che voti funesti li obbligano ad essere come morti?»
«Quando il corpo è sconvolto, la facoltà di ragionare si sconvolge anch'essa»
«La religione, per il popolo, non è che una vana ostentazione di cerimonie, alla quale esso è attaccato per consuetudine, che diletta il suo sguardo, che commuove per un momento il suo spirito intorbidito, senza influire sulla sua condotta e senza correggere i suoi costumi»
«Ogni sistema che esige discussione non è fatto per la moltitudine»
«Il volgo, in ogni paese, ha una religione di cui non capisce niente, che non sottopone ad esame e che segue per routine»
«Si scrive solo per chi legge e ragiona; il popolo non legge quasi affatto e ragiona ancora meno. Le persone sensate e pacate s'illuminano, i lumi si diffondono a poco a poco, e, a lungo andare, giungono ad aprire gli occhi anche al popolo»
«Occorrono dunque grandi sforzi di genialità per capire che ciò che al di sopra dell'uomo non è fatto per l'uomo; che il soprannaturale non è fatto per esseri naturali [il titolo della prima edizione del 1772 riporta "Il Buon Senso, ossia idee naturali opposte alle soprannaturali"], che misteri impenetrabili non sono adatti a menti limitate?»  
«Essi [credenti privi di cultura] aderiscono a parole alle credenze ignote dei loro direttori di coscienza; ascoltano assiduamente le prediche; assistono regolarmente alle cerimonie; crederebbero di commettere una grave colpa se trasgredissero a qualcuna delle prescrizioni alle quali, fin dall'infanzia hanno ricevuto l'ordine di conformarsi»
«La religione trattò sempre gli uomini come bambini»
«I primi legislatori dei popoli furono preti; i primi mitologi e poeti furono dei preti; i primi scienziati furono dei preti, i primi medici furono dei preti. Tra le loro mani, la scienza divenne una cosa sacra, interdetta ai profani; essi non parlarono che mediante allegorie, simboli, enigmi, oracoli ambigui: mezzi assai adatti a suscitare la curiosità, a far lavorare l'immaginazione»
«La superstizione assorbe quasi sempre le attenzioni, l'ammirazione e le finanze dei popoli»
«Un mondo ancora troppo inebriato da favole per essere in grado di ascoltare la ragione»
«Grazie alle religione, non è stato mai consentito di pensare ad alta voce o di combattere i pregiudizi di cui l'uomo è dappertutto la vittima e l'ingannato»
  

domenica, agosto 03, 2014

Legare le mani a Israele? No

Il governo israeliano ha deciso in modo ufficioso il ritiro unilaterale dalla Striscia di Gaza della gran parte delle forze militari che hanno causato un'insensata violenza con morti civili e distruzione. Niente tentativi di raggiungere una tregua temporanea, forse anche per non legittimare la parte avversa o forse più semplicemente perché, a sua discrezione, Israele inizia, interrompe o finisce un'operazione di guerra senza alcuna influenza da parte della Comunità internazionale.
Il perché di questo atteggiamento unilaterale? Nella parole di Moshe Dayan del 1955, allora capo di Stato Maggiore, la chiara spiegazione valida ancor oggi:
«Non abbiamo bisogno di un patto di sicurezza con gli Stati Uniti: un tale patto costituirà solo un ostacolo per noi. Non dovremo contrastare affatto alcun pericolo per i prossimi 8-10 anni derivante da un vantaggio della forza araba. Anche se riceveranno massicci aiuti dall'Occidente, dovremo mantenere la nostra superiorità militare grazie alla nostra infinitamente maggiore capacità di assimilare nuovi armamenti. Il patto di sicurezza ci legherebbe solo le mani negandoci la libertà d'azione di cui abbiamo bisogno nei prossimi anni. Le azioni di rappresaglia, che non potremmo eseguire se fossimo legati ad un patto di sicurezza, sono la nostra linfa vitale... rendono possibile per noi mantenere un alto livello di tensione tra la nostra popolazione e nell'esercito. Senza queste azioni avremmo smesso di essere un popolo combattivo e senza la disciplina di un popolo combattivo siamo perduti. Noi dobbiamo gridare che il Negev è in pericolo, in modo che i giovani ci vadano»
(Vivere con la spada: il terrorismo sacro di Israele, Rokach Livia)  
Di questa lucida descrizione Sharett a sua volta deduce quanto segue:
«Le conclusioni tratte dalle parole di Dayan sono chiare: questo Stato non ha obblighi internazionali, è senza problemi economici, la questione della pace è inesistente... Deve calcolare grettamente i suoi passi meschinamente e vivere affidandosi alla sua spada. Si deve vedere la spada come il principale, se non l'unico, strumento con il quale mantenere alto il suo coraggio e tenere la sua tensione morale. Verso questo fine si possono, no - si devono - inventare i pericoli, e per fare questo si deve adottare il metodo della provocazione - e - vendetta ... E soprattutto, speriamo in una nuova guerra con i paesi arabi, affinché possiamo finalmente liberarci dei nostri problemi e acquisire il nostro spazio»
(Vivere con la spada: il terrorismo sacro di Israele, Rokach Livia)